Fisioterapia: cos'è e quando serve - Intervista alla Dott.ssa Eleonora Mariani

Mercoledì 12 Maggio 2021

I dolori articolari ed i disturbi neuro-muscolari spesso compromettono la qualità della vita ed incidono sull’autonomia della persona. Per recuperare le funzioni ed il benessere fisico, il paziente può ricorrere all’utilizzo della fisioterapia, ovvero l’insieme delle terapie e dei trattamenti riabilitativi, utili a prevenire e a risolvere i disturbi del movimento. Abbiamo intervistato la Dott.ssa Eleonora Mariani, Specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa e direttrice sanitaria del centro Kinesiterapico di Pomezia, per ricevere maggiori informazioni su tutti gli aspetti legati alla pratica e sui cambiamenti apportati con l’arrivo della pandemia.

 

Qual è il ruolo svolto nello specifico da un fisioterapista?

Il fisioterapista agisce, tramite delle tecniche specifiche, sull’impotenza funzionale determinata da patologie che possono essere di tipo ortopedico o neurologico. Dopo aver sottoposto il paziente ad una visita specialistica per individuare il tipo di disturbo, il fisioterapista va a trattarlo cercando di fargli recuperare al massimo le funzionalità lese, laddove possibile.

Quando questo non è possibile, il fisioterapista cerca di insegnare al paziente delle strategie per aiutarlo a diventare comunque più autosufficiente.

Lo stesso discorso vale per un paziente neurologico affetto, ad esempio, da emiparesi, da sclerosi multipla, Parkinson o qualsiasi altra sindrome neuro-muscolare. Anche in questo caso, il compito del fisioterapista sarà quello di ridurre quella che è l’impotenza funzionale del paziente, riducendo l’ipertono, migliorando il reclutamento motorio e migliorando lo schema del passo.

È fondamentale capire che si agisce sul paziente sempre a 360 gradi.

 

Quali metodiche e strumenti vengono utilizzati durante la fase di intervento fisioterapico?

Esistono diversi strumenti che vengono adoperati dal fisioterapista, in base alle necessità. Vi sono mezzi fisici, come ad esempio laser, ultrasuoni, elettrostimolatori, ognuno con caratteristiche e funzionalità ben precise. Vi sono, infatti, mezzi che consentono di ridurre il dolore e altri che aumentano la neoangiogenesi (la formazione di nuovi vasi), altri ancora che riducono l’infiammazione, andando a migliorare le capacità di rigenerazione del tessuto stesso.

E ci sono, infine, altri tipi di strumenti e apparecchiature come il bastone, la palla, le parallele, il lettino, le pedane oscillanti, i deambulatori che agevolano il compito di rieducazione del fisioterapista.

 

Quali sono i trattamenti più richiesti e perché?

Sicuramente i diversi trattamenti di rieducazione motoria poiché vanno a migliorare le capacità funzionali di tutti i pazienti, siano essi affetti da una patologia di tipo ortopedico che di tipo neurologico.

 

Quanto dura più o meno una seduta?

Una seduta di rieducazione motoria dura circa mezz’ora, in cui si alternano momenti di rieducazione passiva ad una attiva. Nello specifico, nella prima parte il fisioterapista mobilizza l’articolazione lesa del paziente, operando delle manovre decontratturanti e nella seconda si procede con la movimentazione attiva da parte del paziente, in questo caso, il compito del fisioterapista è quello di spiegare al paziente quali esercizi dovrà compiere e supervisionarne la corretta esecuzione. 

 

Con l’arrivo della pandemia com’è cambiato l’approccio alla pratica? E quali sono le misure che avete adottato per mettere in sicurezza il paziente?

Innanzitutto, quando i pazienti giungono al centro vengono sottoposti ad uno screening iniziale, che include una breve sessione di domande, la misurazione della temperatura e l’obbligo di igienizzazione. All’interno delle sale di terapia, vige maggior distanziamento tra i pazienti rispetto al passato, i pazienti non vengono più accompagnati dai familiari e ovviamente si procede sempre alla sanificazione di tutte le attrezzature dopo l’utilizzo. Tutto il processo fisioterapico viene svolto in totale sicurezza sia per il paziente che per il professionista sanitario stesso.

 

Il centro Kinesiterapico si sta trasferendo, quali sono le prospettive e gli sviluppi futuri per il centro?

Innanzitutto, è fondamentale sottolineare che il centro si trasferirà in una posizione migliore da un punto di vista logistico. Da non sottovalutare affatto sarà la possibilità di avere finalmente un parcheggio, che permetterà ai pazienti di raggiungere il centro più facilmente. Non ci allontaneremo molto dall’attuale posizione, quindi il paziente, che prima era solito venire a piedi, potrà continuare tranquillamente a farlo. Il nuovo centro sarà più grande, più moderno e più adatto alle esigenze dei singoli pazienti: avremo a disposizione spazi più ampi, con una grande palestra, diversi spogliatoi e ben 20 box per i mezzi fisici che sono separati accuratamente l’uno dall’altro. Infine, all’interno della stessa struttura si trasferirà anche un altro centro diagnostico di Alliance Medical: il centro PO.MED.

Presso il centro PO.MED sarà possibile effettuare prelievi ematochimici, visite specialistiche ed ecografie e questo permetterà di ottenere una maggiore sinergia con il personale medico. Due centri di Alliance Medical adiacenti si tradurrà in un’offerta di servizi al paziente più rapidi ed efficaci per la corretta diagnosi e terapia. In questo caso, infatti, lo specialista potrà confrontarsi direttamente con il fisioterapista e attraverso questa stretta collaborazione il paziente potrà essere meglio indirizzato e seguito nel suo intero percorso diagnostico e terapeutico.

 

Come si evolverà secondo lei l’approccio fisioterapico verso il paziente e quali saranno le nuove frontiere?

La fisioterapia si evolverà cercando di trattare le patologie ortopediche del paziente più giovane in maniera più ampia, accostando trattamenti con mezzi fisici ad esercizi più mirati. Mentre, per quanto concerne i pazienti in età avanzata, il fisioterapista potrà magari impostare in modo diverso i trattamenti, optando per dei cicli di terapia specifici per i disturbi più cronici e permetter loro di raggiungere un’adeguata autonomia.

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