Per lo studio della mammella esistono sia tipologie convenzionali che di secondo livello. Per approfondire l a tematica della diagnostica senologica abbiamo intervistato la Dott.ssa Coco, medico radiologo che si occupa di tutta la diagnosi radiologica, ossia ecografia in generale, risonanza magnetica e in particolare di diagnosi senologica.
Le indagini convenzionali prevedono la classica triade, che consiste nell’esame clinico, nell’ecografia mammaria, che valuta la condizione clinica nella donna giovane sotto i 40 anni e nella mammografia, quest’ultima dopo i 40 anni. Per entrambe le fasce d’età si possono eseguire esami a distanza: risonanza magnetica e radio prelievi. Bisogna valutare bene la paziente che si ha di fronte per capire che tipo di esami fare, se ad esempio ha subito interventi chirurgici o sia soggetta ad elevato rischio genetico. Per ogni paziente c’è un diverso iter diagnostico.
Sono tre metodiche molto diverse tra loro ma spesso complementari.
L’ecografia viene utilizzata per lo studio della mammella giovane, funziona tramite ultrasuoni. Viene affiancata la mammografia per valutare meglio le zone a maggiore densità o in caso di conferma diagnostica. È un esame non invasivo.
La mammografia invece è una tecnica radiologica, usa quindi piccole dosi di radiazioni ionizzanti. Viene utilizzata come screening proprio perché rileva le lesioni in fase precoce. Permette di esaminare il tessuto mammario al suo interno.
La risonanza magnetica utilizza campi magnetici ed onde elettromagnetiche. Ha un ruolo molto importante perché fornisce dati aggiuntivi alla triade convenzionale e consiste in un tipo di diagnostica di secondo livello. È un esame che viene usato quando:
- non sono sufficienti le altre metodiche,
 - la paziente ha un alto rischio genetico e familiare,
 - sia necessaria una selezione pre chirurgica,
 - si hanno pazienti sottoposti a chemioterapia prima dell’intervento per valutare che la terapia funzioni,
 - si hanno casi di follow up di cicatrici chirurgiche sospette,
 - bisogna valutare un carcinoma sconosciuto,
 - la paziente abbia delle metastasi nei linfonodi,
 - si riscontrano delle mammelle con secrezioni dubbie,
 - la donna abbia una mastoplastica additiva.
 
È necessario distinguere la donna sintomatica dalla donna asintomatica, in quanto sono previsti due percorsi diversi.
Nella donna a sintomatica sotto i 40 anni è consigliato uno screening classico: sia la valutazione clinica che ecografica annuale, tranne nelle donne che hanno un alto rischio, per le quali sono previsti controlli molto più ravvicinati.
Sopra i 40 anni ci avvaliamo della triade diagnostica classica che prevede: l’esame clinico, ecografia e mammografia a cadenza annuale.
Nella donna sintomatica invece, in entrambe le fasce d’età, in casi di elementi di sospetto si ricorre alla diagnostica senologica, quindi:
- sotto i 35 anni si fa la visita clinica e l’ecografia, in caso di dubbio si procede con il secondo livello, ovvero la risonanza magnetica o prelievo citologico.
 - sopra ai 35 anni, insieme all’ecografia e alle visite si associa anche la mammografia.
 
In entrambi i casi se ci sono ancora dubbi si passa al secondo livello.
Possono essere una nodularità, un dolore circoscritto, diffuso, ricorrente. Oppure un cambiamento della pelle, un aspetto a buccia d’arancia, un rigonfiamento ascellare.
La donna viene posizionata nel tubo del macchinario a pancia in giù e le mammelle vengono posizionate all’interno di bobine a forma di coppa. Non è un esame invasivo perché non prevede radiazioni ionizzanti, bensì un mezzo di contrasto.
Per mezzo di contrasto si intende un farmaco che viene somministrato endovena. È un contrasto paramagnetico a base di Gadolinio, una sostanza che permette di aumentare la potenza del segnale di alcuni tessuti e consente di ricercare eventuali reperti sospetti.
Se si effettua l’esame con mezzo di contrasto occorrono 4-6 ore di digiuno e delle analisi della funzionalità renale. Senza mezzo di contrasto non è prevista alcuna preparazione. Per ridurre l’incidenza di falsi positivi è meglio eseguirla su una donna fertile tra il settimo e quattordicesimo giorno del ciclo. La durata dell’esame è di circa 30 minuti.
Occorre un medico radiologo e senologo di riferimento, che lavorano in sincronia. Il senologo fa una valutazione clinica e sceglie tipo di indagini svolgere, mentre il radiologo si occupa di interpretare le immagini che vengono acquisite.

