La procreazione attraverso la fecondazione assistita - Intervista alla Dott.ssa Rossana Sarli

Mercoledì 05 Maggio 2021

Non è facile affrontare il disagio psicologico di non riuscire ad avere figli in maniera spontanea. La procreazione medicalmente assistita è un servizio che può aiutare molte coppie a superare questa difficoltà. Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Rossana Sarli, ginecologa presso l’Istituto Salus di Genova,  la quale ha sottolineato l’importanza del fattore tempo. 

 

Cosa si intende per procreazione medicalmente assistita? Qual è la sua esperienza in ambito PMA (procreazione medicalmente assistita)?

La mia esperienza con la procreazione assistita nasce sin dalla mia tesi di laurea: ho fatto uno dei primi lavori sulla fecondazione assistita, che allora veniva chiamata GIFT (dono) perché   attraverso il prelievo del liquido dei follicoli ovarici mediante una laparoscopia, si raccoglievano gli ovociti che sono nel suo interno e successivamente venivano posizionati   nella tuba dove normalmente avviene la fecondazione insieme a degli spermatozoi, preparati (capacitati) in laboratorio. Questa tecnica non si usa più.

Oggi si usa la tecnica FIVET: una fecondazione in vitro e poi un trasferimento dell’embrione nell’utero. Si saltano quindi alcuni passaggi fisiologici. La fecondazione assistita inizia con una iperproduzione di follicoli attraverso dei farmaci che stimolano la crescita di molti follicoli rispetto ad uno o due di un ciclo normale: si formano quattro/cinque follicoli o più per ovaio. Quando raggiungono un certo tipo di dimensione e producono un quantitativo relativo di estrogeni sufficiente, i follicoli vengono punti con un sottile ago posizionato e guidato da una sonda ecografica transvaginale e i liquidi che contengono vengono analizzati in laboratorio per ricercare gli ovociti. 

Successivamente questi vengono classificati sulla loro maturità e messi insieme agli spermatozoi. Questi sono purificati e scelti tra i più mobili, per poi essere messi in una provetta vicino all’ovocita. Si attendono due o tre giorni e quando si sviluppa l’embrione si valuta la qualità del suo sviluppo. 

Successivamente si mettono nell’utero attraverso una piccola cannula. Si aspetta una decina di giorni per valutare se l'embrione si è impiantato e la gravidanza evolve fisiologicamente.

Si ricorre alla fecondazione assistita quando ci sono dei fallimenti riproduttivi, ad esempio a causa  di  tube di Falloppio  chiuse o se gli spermatozoi hanno difficoltà  per la fecondazione. Oppure quando la donna ha più di 35 anni in cui comincia a diminuisce la fertilità e l’attesa di un figlio è diventata di lunga data. 

 

Qual è l’incidenza di infertilità in Italia e c’è un riscontro di aumento dei casi negli ultimi anni?
 

Sì, ci sono più ricorsi di aiuto nella procreazione. Un po’ per l’età più avanzata delle donne che scelgono di avere un bambino, un po’ a causa della qualità di vita come lo stress o abitudini personali che possono danneggiare i gameti. 

 

Quali sono le visite e gli esami diagnostici e clinici utili nel percorso? Sia per lui e per lei.

Le linee guida che vengono seguite dipendono dal tempo in cui una coppia cerca una gravidanza: fino ad un anno di attesa e con rapporti mirati non bisognerebbe fare nulla di particolare. Sicuramente fare tanti esami subito dopo pochi mesi in cui si cerca una gravidanza non è corretto. E’ corretto invece in età più avanzata e quando il desiderio di gravidanza dura da tempo e comunque nel rispetto del desiderio della coppia. 

Per la donna si cerca di capire, attraverso dei dosaggi ormonali, se il livello di ormoni è idoneo: se la paziente ha un’ovulazione corretta e se il livello di progesterone è nella norma. Molte volte può capitare che si sia in presenza “solo” di un deficit ormonale. In seguito si esegue un’analisi delle tube per vedere se sono aperte attraverso un apposito esame. Vengono ricercate delle cause infettive attraverso l’utilizzo di tamponi a livello del canale cervicale per vedere se è presente una popolazione batterica patologica.

Nell’uomo attraverso lo spermiogramma è possibile analizzare la mobilità e l’anatomia degli spermatozoi. 

Qual ora fossero presenti delle alterazioni in questi esami si procede in maniera più approfondita con altre indagini. 

 

Esistono dei rischi a cui vanno incontro la donna e il nascituro?
 

Ogni aspetto viene attentamente modulato. 

Se ad esempio abbiamo una super produzione di follicoli e può esserci il rischio di andare incontro ad una iperstimolazione, si preferisce attendere al successivo trasferimento degli embrioni. Per quanto riguarda invece i rischi di problematiche genetiche a cui possono andare incontro i bambini nati con tecniche di Fecondazione assistita, questi sono pari circa a quelle delle gravidanze naturali.
 

 

Esistono degli effetti collaterali durante la terapia di stimolazione?

La terapia viene seguita e controllata. Quando si somministra un farmaco per stimolare la crescita dei follicoli, nel momento in cui si va a verificare l’efficacia, si è assolutamente in grado di interrompere la terapia qualora si riscontrassero problematiche.

Inoltre è da chiarire che non si tratta di una terapia ormonale, non vengono somministrati ormoni esterni ma sostanze analoghe a quelle che abbiamo già (FSH LH) in grado di stimolare l’attività ovarica. 

 

Quali esami sono richiesti durante la gravidanza per verificare anomalie genetiche?

Gli esami richiesti sono ad esempio i test di screening come il BI-Test o genetici, disponibili presso l’Istituto Salus, eseguiti sul sangue materno: una parte dei villi coriali placentari (che hanno gli stessi cromosomi del feto) sono in circolo nel sangue materno e possono essere analizzati mediante un prelievo di sangue materno che viene analizzato separando in esso il DNA materno e fetale. Sul DNA fetale si eseguono esami ad esempio sui cromosomi 21, 18, 13 e sessuali che sono più frequentemente coinvolti nelle anomalie di numero oppure su l’intero cariotipo. Sono esami abbastanza costosi, ma non invasivi come la villocentesi e l’amniocentesi. 

 

Quali approcci terapeutici sono disponibili presso l’Istituto Salus?

Da circa 33 anni mi occupo di infertilità, e sono consapevole di quanto tempo e denaro si investano lungo il percorso, e quanto questo possa essere difficile sia psicologicamente che economicamente. 

Per questo motivo abbiamo voluto istituire, all’Istituto Salus, un percorso per dare una risposta al paziente in tempi brevi ed aumentarne l’efficacia. 

Al primo incontro si effettua un colloquio preliminare con la coppia per individuare le varie problematiche e, in seguito, si organizza un percorso diagnostico in 4 fasi: il dosaggio ormonale, i tamponi vaginali e cervicali, l’esame delle tube di Falloppio e lo spermiogramma. 

Se si dovessero riscontrare problematiche si prosegue eseguendo esami più approfonditi. Il tutto avviene solitamente nell’arco di un mese per velocizzare il processo. L’obiettivo è quello di fornire una relazione, valutare gli esami, evidenziare o meno una problematica e definire un programma terapeutico. 

L'Istituto Salus offre un completo riscontro per la coppia entro un mese, cercando di fornire un servizio che spesso non viene eseguito in tempi ottimali.  

Un secondo servizio presente in Salus offre la possibilità di effettuare un monitoraggio con prelievo per la valutazione dei livelli di estrogeni, progestinico ed ecografia tra le 8.30 e le 9 del mattino, tutti i giorni. In questo modo entro mezzogiorno si ottiene un referto da presentare presso il centro di fecondazione assistita. Il servizio di monitoraggio è quindi aperto a tutti, anche per chi effettua la PMA in Centri italiani o esteri anche nei programmi di donazione di gameti. 

Un altro servizio che offriamo insieme all’Istituto Salus è la possibilità di collaborazione con altri centri di Fecondazione assistita. Da noi in Salus è possibile effettuare i colloqui preliminari, il monitoraggio e tutti gli esami necessari per la fecondazione assistita con il passaggio diretto di tutte le informazioni utili ad un Centro italiano convenzionato con SSN ed uno estero di riferimento dove poter eseguire l’operazione (pick up ovocitario- trasferimento di embrioni, ovodonazione e spermiodonazione). 

 

Presso l’istituto Salus è stato creato un team multidisciplinare per far fronte alla problematica sotto diversi aspetti (es. nutrizionista, agopuntore, endocrinologo). Ci può parlare di come è strutturato?

Un aspetto positivo dell’Istituto Salus è che nel momento in cui si riscontrano problematiche a livello endocrinologico, ematologico o altro il centro offre la possibilità di fare approfondimenti sotto qualsiasi aspetto. 

 

Che consigli darebbe per prevenire i problemi di infertilità?

I problemi legati all’infertilità possono essere legati allo stile di vita: dipendono dallo stress sia di tipo fisico che psicologico. Obesità e stress psicologico possono diminuire la fertilità. I radicali liberi, che si producono durante un’ossidoriduzione che non va a buon fine, tipici in un contesto di stress, possono alterare l’integrità del   DNA e possono causare problemi. Alimentazione scorretta, mancanza di attività fisica stress prolungati incidono molto, al di là dell’età. 

 

Quali sono i dubbi che le pongono i pazienti?

Oltre a chiedere se la fecondazione assistita sia dolorosa, (poco dolorosa anche se a volte viene eseguita una blanda sedazione durante il prelievo di ovociti), i dubbi maggiori interessano quando si utilizzano, ad esempio, lo sperma o l’ovocita di un donatore anonimo in quanto spesso è difficile accettare il fatto che questi non siano i cromosomi appartenenti alla coppia

Cerchiamo quindi di far capire i vantaggi di questa strada, in quei determinati casi. Le donatrici di ovociti, sono tendenzialmente ragazze giovani con ovociti giovani, il che ci permette di avere un DNA meno danneggiato rispetto ad una persona più in là con l'età. 

Infine cerchiamo di far comprendere alla coppia che il figlio, a prescindere dal DNA è di chi lo cresce, lo ama e lo accudisce. Infine non dimentichiamo che il DNA dei futuri bimbi, durante la gestazione, viene influenzato (epigenetica) dal fattore ambientale donandogli una sorta di impronta materna. 

 

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