La visita pneumologica - Intervista al Dott. Giovanni Paolo Ivaldi
Una visita pneumologica è fondamentale per escludere, diagnosticare o controllare un disturbo a livello dell’apparato respiratorio. Abbiamo intervistato il Dott. Giovanni Paolo Ivaldi per avere un quadro più approfondito sulle malattie polmonari. Informazioni preziose che anticipano la prossima apertura di un ambulatorio organizzato per aiutare le persone a smettere di fumare.
Qual è la sua attuale professione?
Sono un Medico Chirurgo Specializzato in Tisiologia e Malattie dell’Apparato Respiratorio e in Oncologia Medica presso l’Università di Genova, ho lavorato per circa 35 anni in ospedale dove ero Direttore dell’UO di Pneumologia Interventistica.
Attualmente sono un professionista in regime di attività libero professionale e collaboro con Alliance Medical presso l’Istituto Salus.
Quali team multiprofessionali si sono creati all’interno del centro Salus per completare il percorso diagnostico?
Per le patologie oncologiche si sta creando un gruppo in Salus in collaborazione con il chirurgo toracico, con i medici nucleari, i radiologi, gli oncologi e gli anatomopatologi, in modo da poter seguire il paziente nelle varie fasi del suo iter diagnostico e terapeutico.
Per l’asma atopico e altre affezioni allergiche si è instaurata una collaborazione con l’allergologo dell'Istituto Salus in modo da approfondire il percorso diagnostico.
Per alcune malattie cardiovascolari è stata inoltre attivata una collaborazione con i cardiologi e i tecnici radiologi.
Inoltre il Pneumologo per completare il quadro diagnostico può avvalersi dei servizi del laboratorio analisi e degli ambulatori di radiologia interni al centro.
In cosa consiste una visita pneumologica?
Si parte da un’anamnesi del paziente, che comprende l’eventuale abitudine tabagica e l’attività lavorativa e una richiesta di tutti i suoi dati sanitari, le malattie croniche, le terapie che assume giornalmente. Successivamente la visita si concentra sulla sintomatologia recente del paziente, sui sintomi respiratori che riporta, che possono essere la dispnea, ovvero la mancanza di fiato, la tosse, il dolore toracico, la febbre, e altri sintomi quali ad esempio il russamento notturno. Si procede poi con un esame obiettivo, la visita vera e propria e si stila una diagnosi o nell’eventualità si richiedono ulteriori esami di approfondimento e, quindi, si decide una terapia per cercare di risolvere la problematica del paziente.
Quali sono le più frequenti patologie di competenza dello pneumologo?
Le patologie più frequenti che trattiamo all’Istituto Salus sono asma, bronchite cronica ostruttiva, polmonite, neoplasie polmonari e pleuriche, fibrosi polmonari, versamento pleurico, infezioni polmonari.
Quali sono le cause e i fattori favorenti di queste patologie?
Il fumo è sicuramente una delle cause principali delle patologie respiratorie, nonché la prima causa evitabile di morte nel nostro paese.
Colpisce spesso l’apparato respiratorio in quanto è l’organo più esposto al fumo: la superficie degli alveoli polmonari è di 75 metri quadri, e con i bronchi, è la più colpita. I fattori inquinanti del fumo di sigaretta vengono riversati poi nel circolo sanguigno e anche altri organi possono essere colpiti a distanza di conseguenza.
Ad esempio il fumo può provocare problematiche anche livello della vescica e dei reni e può provocare anche molte affezioni a distanza, sia infiammatorie che oncologiche.
A volte, soprattutto nei fumatori di pipa o sigaro, si manifestano neoplasie anche della laringe e della bocca.
Il fumo agisce negativamente anche a livello cardiovascolare con ipertensione, arteriopatie e insufficienza coronarica sino all’infarto miocardico.
Negli ultimi tempi riscontriamo anche patologie causate dalle “nuove” sigarette elettroniche. E’ stato dimostrato che quelle contenenti liquido possono provocare delle polmoniti lipoidee. Questo in quanto al loro interno contengono delle sostanze in sospensione non idrosolubili, che si depositano negli alveoli polmonari, attivano le cellule del sistema immunitario che formano un granuloma, che alla radiografia ha un aspetto di un tumore. Non si tratta in questo caso di un vero tumore, ma può limitare la funzionalità respiratoria di quel tratto polmonare, e in rari casi degenerare in una neoplasia.
Le sigarette elettroniche che non sfruttano la combustione del tabacco, ma lo scaldano danno comunque dipendenza da nicotina e possono provocare dei danni da inalazione di fumo. Purtroppo, a differenza del fumo di sigaretta, non abbiamo ancora dati precisi sull’argomento riguardante i problemi provocati dall’uso della sigaretta elettronica.
La nicotina ha le stesse curve di dipendenza della cocaina, e causa una vera e propria tossicodipendenza con una sindrome da astinenza fisica e psichica nel tentativo di smettere.
Altri fattori, oltre al fumo, che possono causare problematiche a livello dell’apparato respiratorio sono l’inquinamento e alcune condizioni lavorative e le affezioni croniche bronco polmonari. Ci sono patologie legate all’esposizione di sostanze nocive nell’attività lavorativa, come ad esempio i lavoratori che operano a contatto con l’amianto, causa di fibrosi polmonare, pleuriti croniche o addirittura di tumori polmonari e pleurici.
Il particolato inquinante presente in tutte le città può essere responsabile di molte malattie respiratorie. Infatti, in particolari condizioni climatiche in alcune città i pazienti con patologie croniche polmonari vengono invitati a rimanere in casa.
Quali sono i servizi che proponete nell’ambulatorio per combattere il fumo?
Presso l’Istituto Salus a Genova stiamo attivando un ambulatorio per aiutare i pazienti a smettere di fumare.
La visita pneumologica antifumo è il primo approccio di questo percorso. Si pratica una spirometria per valutare il danno che potrebbe già essere presente nel paziente. Segue una visita clinica e un colloquio motivazionale per far prendere consapevolezza sui danni provocati dal fumo e aiutare così il paziente a smettere.
Vengono utilizzati anche dei questionari predisposti a valutare la motivazione del paziente a smettere di fumare e relativi al grado dipendenza.
Tramite queste fasi e queste informazioni si può valutare e prevedere un possibile successo o insuccesso del trattamento che viene in tal modo personalizzato. Successivamente si indirizza il paziente ad alcune terapie, come quella comportamentale.
Ad esempio, risulta utile compilare il diario del fumo: il paziente compila un diario indicando l’orario in cui ha voglia di fumare, il suo stato d’animo, il grado di bisogno di fumare in quel momento e se la sigaretta viene o meno accesa. Tutto ciò serve ad eliminare l’automatismo che intercorre tra voglia di fumare e l’accensione della sigaretta. Piano piano, con questo metodo, si riduce del 50% il fumo.
Esistono inoltre delle applicazioni su cellulare che indicano quanto si può risparmiare eliminando il fumo e che possono aiutare facendo leva proprio sull’aspetto economico ma sono meno efficaci.
Un’altra terapia è quella farmacologica, cioè una specie di vaccino anti-nicotina. Un farmaco che, legandosi ai neuroni cerebrali, toglie la voglia di nicotina, il cosiddetto “craving”.
Altre terapie sono l’agopuntura, che incide sempre sul craving, e la terapia psicologica, individuale o di gruppo. Il servizio è personalizzabile in base alle esigenze del paziente ed è aperto a qualsiasi età.
Quali sono gli esami utili per la diagnosi di patologie connesse alla respirazione?
Gli esami che sarebbe bene che il paziente portasse durante la visita sono l’esame radiologico del torace o meglio la TC toracica e la spirometria, utile per misurare volumi respiratori del paziente e individuare eventuali alterazioni ventilatorie. La visita cardiologica con elettrocardiogramma serve invece per escludere un interessamento cardiaco delle affezioni. Tutti esami che sono disponibili presso l’Istituto Salus e che possono portare alla definizione dello stato di salute del paziente.
Le allergie hanno incidenza nelle malattie respiratorie?
Le allergie hanno influenza, soprattutto nell’asma. Spesso il paziente con oculorinite allergica manifesta difficoltà respiratorie, respiro sibilante, e la sua allergia può manifestarsi con l’asma. In questi casi va ricercata tramite una collaborazione con allergologi, presenti all’Istituto Salus una soluzione diagnostica e terapeutica al problema.
Come si distingue il “paziente Covid” da altri pazienti? Quali sono le sintomatologie?
In questo periodo si fa un triage, ovvero si selezionano i pazienti già in fase di accettazione e si cerca di capire se hanno sintomi riferibili al Covid-19.
I sintomi principali sono simili a quelli dell’influenza, cioè febbre, difficoltà respiratorie, senso di ossa rotte e stanchezza, a volte anche diarrea. Molto tipica dell’infezione da SARS COV2 è l’anosmia, mancanza di olfatto e l'ageusia, la mancanza di gusto.
Molti invece vengono dopo aver già fatto il Covid ed essere stati ricoverati in ospedale. Vengono per una sindrome post Covid: dura circa ⅔ mesi, a volte anche di più, e si manifesta con difficoltà respiratoria anche con poco sforzo, astenia e tosse. Questi sintomi scompaiono spontaneamente nella quasi totalità dei pazienti, ma in alcuni persistono e vanno controllati e monitorati tramite una TC e con una spirometria.
Quali sono le possibili terapie?
Prima di tutto è necessario fare una diagnosi. Successivamente si possono fare terapie precise e specifiche per singolo caso.
Per l’asma e la bronchite cronica ci sono farmaci con device tipo dispenser di farmaco, che possono essere inalati. Nelle polmoniti si utilizzano gli antibiotici, a volte il cortisone. Per il versamento pleurico si può effettuare la toracentesi, cioè l’asportazione del liquido tramite un ago apposito previa anestesia locale e l’analisi chimico fisica, batteriologica e citologica del liquido stesso.
Per il Covid non c’è ancora una terapia eziologica verificata, iniziano ad esserci gli anticorpi monoclonali che vengono usati nelle prime fasi di malattia. Sostanzialmente si usano gli antinfiammatori non steroidei nella prima fase e nella prima settimana, poi il cortisone associato a copertura antibiotica per evitare superinfezioni batteriche e all’eparina che previene la tempesta citochinica che provoca questo virus a tutti i livelli dell’apparato cardiovascolare.
La migliore terapia sarà completare la vaccinazione per ottenere l’immunità di gregge.
Per le questioni oncologiche ci sono vari tipi di terapia. La terapia chirurgica, che si esegue nelle prime fasi, determina una guarigione completa. Per le forme più avanzate vi sono la radioterapia, chemioterapia e la terapia biologica: questi nuovi farmaci biologici hanno cambiato la storia naturale del tumore del polmone e permettono delle remissioni del polmone molto lunghe e una qualità di vita molto buona, con effetti collaterali ridotti. La terapia biologica consiste in un insieme di farmaci che hanno come target dei geni sulle cellule neoplastiche e legandosi ad esse riescono a neutralizzarle.
Quali sono i consigli per essere meno a rischio e per prevenire patologie respiratorie?
Di sicuro smettere di fumare: il 50% dei fumatori muore del suo vizio. L’astensione dal fumo provoca vantaggi sia a lungo termine che a breve termine.
A lungo termine provoca una riduzione del rischio di incorrere in malattie croniche, come la bronchite cronica ostruttiva o malattie oncologiche, come il tumore polmonare. Dopo 15 anni che si è smesso di fumare il rischio è quello di una persona che non ha mai fumato.
I vantaggi a breve termine donano un’immediata soddisfazione da parte del paziente. Ad esempio, una migliore prestazione fisica, un aspetto più luminoso, sano ed elastico della pelle e una riduzione dell’affaticamento e della dispnea e un miglioramento della tolleranza allo sforzo.
Le malattie respiratorie croniche più diffuse, ad esempio la BPCO, che incidenza hanno dal punto di vista sociale ed economico?
Questo tipo di malattie hanno una grossa incidenza sociale perché questi pazienti sono soggetti a riacutizzazioni bronchitiche, a lunghi periodi di malattia in cui non possono lavorare, devono ricorrere alle cure del medico e addirittura, in alcuni casi, ad un ricovero in ospedale. A livello economico c’è un dispendio importante perché il tipo di farmaci utilizzati in questi casi sono costosi e gravano sul sistema sanitario nazionale, così come i ricoveri sono economicamente rilevanti, sia per il SSN che in termini di giorni di malattia.
La causa principale è il fumo e colpisce le fasce di età superiori ai 45 anni con maggior predisposizione per le persone asmatiche.
La differenza tra asma e bronchite cronica è la reversibilità delle funzioni spirometriche. Nella cronicità si mantengono sempre uguali, con lo stesso grado di ostruzione. Nell’asma, con la terapia, l’ostruzione si risolve. Se l’asmatico continua a fumare questo miglioramento delle sue funzioni respiratorie con la terapia non avverrà più.
Che correlazione c’è tra malattie respiratorie e l’apparato cardiocircolatorio?
C’è una correlazione importante, in quanto il circolo polmonare interessa il settore del cuore destro, cioè il ventricolo e l’atrio destro. Se il paziente ha un grado di ossigeno basso avviene una contrazione delle arterie del circolo polmonare.
A lungo andare ci sarà un’insufficienza cardiaca del cuore destro. Il fumo può portare, inoltre, ad una vasocostrizione ed un possibile interessamento del cuore sinistro, la parte che irrora tutto l’organismo.
In caso di insufficienza del cuore sinistro il sangue tende a ristagnare nel circolo polmonare provocando un edema polmonare. Le connessioni con il sistema cardiocircolatorio sono quindi molteplici.